Sistema linfatico, intestino e sistema immunitario: come detossificarsi?

Sistema linfatico, intestino e sistema immunitario: come detossificarsi?

L’intestino è direttamente collegato con la salute del nostro organismo, come ripeto spesso ai miei pazienti. Pertanto, è importante far riferimento ad alcuni aspetti essenziali dello stile di vita: in questo articolo voglio parlarvi di come il nostro intestino  e gli organi emuntori regolino fortemente il nostro sistema immunitario e anche la funzionalità delle nostre ghiandole endocrine, da cui anche dipende l’efficienza delle difese interne. Buona lettura!

E’ proprio il corretto funzionamento degli organi emuntori, la sintonia che si crea tra i vari tessuti ed apparati. Per mantenere un corpo in salute, non infiammato, è giusto che ci sia un corretto funzionamento degli organi emuntori, dell’intestino e delle ghiandole endocrine, ed è proprio la bravura dello specialista nell’avere una visione olistica, di insieme, di non interessarsi solamente di un organo, di un tessuto… E’ proprio la mancanza di superficialità e l’apertura mentale dello specialista a farlo distinguere dagli altri, nel considerare in modo armonioso e con una visione di insieme tutti questi aspetti.

Intestino e sistema immunitario

I batteri che albergano nel nostro intestino prendono parte a numerosi eventi relazionati anche ad un quadro patologico, che vanno dall’obesità alle malattie infiammatorie intestinali fino alla sclerosi multipla, fino alla possibilità di insorgenza di patologie infettive per cattiva difesa immunitaria, tanto per dirvene alcune. Da qui si comprende come l’influenza degli stessi sulle ghiandole del nostro organismo è rilevante. Parlo spesso di tiroide e lo sapete già, e quello che voglio mettere in luce è proprio la correlazione tra patologie tiroidee e intestino non ben funzionante: subentra sempre la flora batterica in disbiosi , ovvero in cattivo equilibrio tra presenza di batteri sani e batteri patogeni, a sfavore dei primi!

Si è visto, mediante un’attenta esame di coltura fecale, che sono stati rilevati bassi livelli di bifidobatteri e lactobacilli contro un elevato numero di batteri da Enterococco in alcuni soggetti affetti da ipertiroidismo, evidenziando quindi il collegamento fra tiroide e microbiota intestinale. Mentre, interessandoci dei soggetti colpiti da tiroide poco funzionante, con ipotiroidismo, e ricordandoci che questo tipo di patologia è associata ad un’importante componente autoimmune, si è visto comunque lo stesso collegamento, dato che l’alterazione del microbiota intestinale ha ugualmente un ruolo fondamentale nelle malattie autoimmuni . Tutto ciò è stato approvato scientificamente mediante numerosi esperimenti su campioni biologici vivi con forti conferme di quanto ho scritto sopra.

Parliamo degli organi emuntori

Gli organi emuntori sono gli organi deputati all’eliminazione di tutto il materiale di scarto dell’organismo umano: fegato, reni, intestino, cute e anche i polmoni. Il fegato, ad esempio, quando perfettamente funzionante, riesce a processare fino al 98% delle tossine grazie a reazioni di detossificazione ed eliminazione.
Diverse sono le strategie biochimiche che gli organi emuntori attuano per disintossicare l’organismo, come reazioni di metilazione, acetilazione, glucuronazione, solfatazione, sulfossidazione.
Incessantemente nel nostro corpo transitano notevoli quantità di tossine, sia esogene come virus, batteri, tossine alimentari, farmaci, metalli pesanti, sostanze chimiche di varia origine, sia endogene come i prodotti intermedi dei processi metabolici.
Queste tossine in parte sono elaborate prima ed eliminate poi dagli organi emuntori, i nostri efficienti depuratori, e in parte sono stoccate nella matrice mesenchimale, punto di arrivo e di partenza di informazioni nervose, endocrine, immunitarie. Da qui tossine e scorie metaboliche sono smaltite quotidianamente dal sistema linfatico, che, se in condizioni fisiologiche, riesce a eliminare i rifiuti accumulati. Queste sostanze, mobilizzate a livello della matrice connettivale, devono essere trasportate alla rete linfatica e, da qui, convogliate ai diversi organi emuntori. L’efficienza di questo sistema di flusso e quindi del lavoro di “pulizia” dipende dal corretto funzionamento degli organi escretori e, quindi, dalla presenza o meno di ingorghi, interruzioni, alterazioni, insufficienze.
Il nostro organismo può essere paragonato a una casa, dove si compiono regolarmente momenti di pulizia ordinaria e straordinaria, per garantire l’armonia, l’ordine e l’igiene.
Così operano i nostri organi emuntori; il nostro equilibrio e la nostra salute dipendono essenzialmente da tre fattori: introduzione degli elementi nutritivi, metabolismo ed eliminazione delle sostanze di scarto. Senza alimentarci, quindi senza combustibile, non sopravviveremmo, così come senza bruciare gli alimenti e ricavarne gli elementi necessari alla nostra vita e l’energia per espletare le innumerevoli funzioni organiche; ma è parimenti importante la fase di eliminazione, ossia l’espulsione di residui, scorie, tossine. Se, infatti, si crea un ristagno delle sostanze di rifiuto, si determinano una serie di sintomi che hanno lo scopo di segnalarci che il delicato equilibrio è stato alterato, che le capacità di eliminazione degli organi escretori si sono saturate.

Sintomi emozionali (senso di spossatezza, depressione, cattivo umore, svogliatezza, ansietà), sintomi psichici (confusione, stordimento, ideazione lenta, indecisione, memoria labile), sintomi fisici (occhi arrossati e gialli, palpebre gonfie, naso chiuso, lingua patinosa, bocca impastata o secca, vista offuscata, alitosi, dolori al cuoio capelluto, mal di testa, di pancia, di stomaco, malessere generale, problemi cutanei, vertigini, astenia) caratterizzano un sovraccarico dei processi di eliminazione con il progredire di un’intossicazione generale.
Quando il sistema emuntoriale non riesce a espletare efficientemente ed efficacemente le sue funzioni di metabolizzazione, neutralizzazione ed eliminazione, perché uno o più organi non funzionano perfettamente o per problemi ostruttivi, l’organismo cerca in ogni modo di espellere le scorie e comunque di non trattenerle nella sua parte più interna, sede degli organi vitali. Si presentano così diverse affezioni, le più comuni e generali quelle dermatologiche e osteo-articolari, sintomo del tentativo dell’organismo di liberarsi in qualche modo, anche quello patologico, delle scorie umorali. Tessuto adiposo, articolare e connettivo sono infatti i siti preferenziali di deposito dell’organismo. Si verificano anche patologie più circoscritte come cefalee ed emorroidi, ulteriore tentativo di allontanare dal centro vitale dannosi squilibri.

Intestino e ghiandole: assorbimento dei nutrienti e fattori patogeni

Ora è importante sottolineare un altro aspetto, sempre in collegamento con l’asse endocrino-intestinale: affinché le ghiandole del nostro organismo funzionino bene, è necessario che vi sia un buon assorbimento intestinale dei nutrienti. Infatti, elementi come lo iodio e il selenio, fondamentali per la salute della tiroide, vengono assorbiti dall’organismo tramite i villi intestinali, che sono la struttura funzionale di assorbimento che caratterizza l’intestino. Quando si presenta un’infiammazione intestinale, come per esempio nella disbiosi , i villi si atrofizzano e non sono più in grado di assorbire nutrienti essenziali per l’organismo umano.

Cos’è che causa le condizioni patologiche delle ghiandole? Il Liposaccaride (LPS), che fa parte proprio dei batteri patogeni presenti in quantità anomale nella disbiosi intestinale. Esso è un componente della parete cellulare dei batteri. Nel momento in cui l’intestino diventa permeabile, l’LPS può infiltrarsi nel flusso sanguigno danneggiando la tiroide. Come agisce l’LPS? Va a diminuire uno speciale enzima, l’enzima deiodinasi, che è deputato alla produzione di T3 libero che va in circolo, la forma attiva dell’ormone tiroideo (perché T4 è la forma inattiva dell’ormone). Mentre, contrariamente, la metabolizzazione degli acidi biliari prodotti nella cistifellea da parte dei batteri intestinali aumenta l’attività di questo enzima.

Abbiamo quindi capito che il modo in cui funziona la nostra tiroide dipende fortemente anche dai recettori presenti nel nostro organismo: l’LPS inibisce la ricezione di questi segnali specialmente nel fegato. L’LPS non fa solo questo di negativo: induce anche l’aumento dell’assorbimento dello iodio nella stessa tiroide. Ciò non è un effetto positivo come potrebbe apparire, in quanto lo iodio è sicuramente necessario al funzionamento del sistema endocrino ma il suo eccesso, specialmente in concomitanza con la carenza di selenio, può contribuire allo sviluppo della tiroidite di Hashimoto, come ho ampiamente spiegato nel mio testo “La dieta anti-infiammatoria”, ma non solo, può portare alla cattiva maturazione linfocitaria di tipo T che è alla base delle difese immunitarie.

Conversione epatica e tiroide: un esempio importante in merito alla buona funzionalità degli organi emuntori

Affinché possa verificarsi una corretta conversione dell’ormone, però, il fegato e l’intestino dovranno essere in salute. Iniziamo dal fegato, che converte circa il 40% dell’ormone. Se la conversione non avviene adeguatamente dovremo detossificare il fegato con uno degli antiossidanti più potenti del nostro organismo, il glutatione (GSH). Questo è costituito da cisteina, glicina e glutammato ed ha la funzione di contrastare i radicali liberi e di evitare l’ossidazione dei globuli rossi; affinché questo possa funzionare correttamente necessita di NADPH, un cofattore che lo rigenera da ridotto ad ossidato, mantenendolo sempre funzionante.

Qualora le concentrazioni di glutatione dovessero essere basse, è consigliabile anche verificare la presenza di una mutazione nel gene GSTM1 (Glutatione S-transferasi mu), che codifica per l’enzima che si occupa di elaborare il glutatione. Se questa è presente, allora diventa inevitabile integrare l’alimentazione con glutatione.

Per favorire la produzione di glutatione naturalmente dovremmo inserire nella nostra alimentazione alimenti come la cipolla, l’aglio, le crucifere (dopo averle ben cotte in acqua) oppure assumerlo tramite integratori, sotto forma di acetil-glutatione, più disponibile poiché attraversa la barriera intestinale integro e va in circolo, infine, si può consentirne la sua produzione tramite l’assunzione di integratori di N-acetil-cisteina (NAC).

Nei processi di detossificazione è coinvolto anche il gene MTHFR, che codifica per l’enzima metilen-tetraidrofolato reduttasi in grado di metilare ed espellere i metalli pesanti, con il supporto della vitamina B6, B12 e del folato. Se questo gene è mutato, i metalli pesanti rimarranno nel nostro organismo ed ostacoleranno le funzioni di diversi organi. Per verificare se il gene è mutato o meno bisognerà sottoporsi ad un prelievo per il test genetico per l’MTHFR oppure possiamo valutarlo tramite il dosaggio dell’omocisteina in modo indiretto; infatti, se l’omocisteina è alta, uno dei motivi potrebbe essere questa mutazione.

Nella detossificazione del fegato interviene anche un altro enzima, la COMT (Catecol-O-metiltransferasi), che oltre ad elaborare neurotrasmettitori cerebrali, favorisce la disintossicazione nel fegato e nell’intestino grazie al supporto di vitamine del gruppo B. Qualora questo enzima fosse mutato, si potrebbe verificare dominanza estrogenica, di cui potrete leggere maggiori informazioni cliccando qui, spesso presente nelle pazienti sofferenti di tiroidite di Hashimoto.

Intestino e sistema endocrino: come supportare l’asse funzionale

Ne parlo in continuazione, e non mi stanco di ripeterlo: non bisogna necessariamente ricorrere ai farmaci per qualsiasi cosa. Per mantenere in buona salute l’intestino , gli organi emuntori e assicurarsi lo stato di salute e di corretta gestione dell’infiammazion, è necessario procedere con una buona alimentazione e con lo stile di vita! Come? Bisogna considerare molte accortezze, le principali sono di seguito elencate:

  • Eliminare zuccheri, edulcoranti e farine raffinate dalla dieta;
  • Gestire lo stress;
  • Individuare le infiammazioni da cibo e gestirle;
  • Colazione abbondante, pranzo intermedio, cena leggera;
  • Associare proteine, carboidrati integrali e fibre ad ogni pasto;
  • Valutare l’adeguata assunzione di iodio nella dieta;
  • Attività fisica costante, anche con esercizi quotidiani svolti da casa;
  • Evitare il consumo di gozzigeni, che limitano la funzionalità tiroidea, da cui dipende molto il nostro sistema immunitario;
  • Evitare di assumere cibi infiammatori, preferendo invece cibi ricchi di nutrienti per aiutare l’intestino a guarire e restare sano;
  • Assumere alimenti ricchi di fibre, in quanto i batteri intestinali sono in grado di fermentare le fibre e produrre acidi grassi a corta catena che a loro volta inibiscono alcuni enzimi aumentando i recettori tiroidei;
  • Utilizzare cibi fermentati, come ho parlato dell’articolo in merito all’argomento ;

Ovviamente, ogni protocollo alimentare deve essere personalizzato al quadro clinico del soggetto in questione, ricordando che la dieta è personalizzata e il ruolo dello specialista in nutrizione è essenziale prima di “fare di testa propria”!

Dott. Francesco Garritano

 

Fonti bibliografiche:

  • Köhling HL et al. The microbiota and autoimmunity: Their role in thyroid autoimmune diseases. Clin Immunol. 2017 Oct;183:63-74.

 

 

Le informazioni contenute in questa pagina sono a solo scopo informativo e non devono essere considerate come complete e/o sostitutive di una eventuale visita specialistica e consulenza diretta del medico. Le indicazioni presenti non devono essere considerate come sostitutive di eventuali possibili trattamenti o cure in corso per le quali si rimanda al proprio medico specialista.

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