Cosa mettiamo nel carrello e nel cervello?

Cosa mettiamo nel carrello e nel cervello?

Il consumo eccessivo di cibi nocivi che ci piacciono e di cui, nel tempo, non possiamo più fare a meno, sviluppa una vera e propria dipendenza psicofisica nei loro confronti.

“Per anni -racconta una paziente- ho accusato sintomi e disturbi, senza accorgermi che potessero dipendere da alcuni cibi, pensavo a cause dovute ad altri fattori (stress, affaticamento, conflitti ecc), per fortuna l’incontro con alcuni esperti di alimentazione mi ha aperto un nuovo orizzonte. Ho capito che la cefalea, la sonnolenza, l’astenia, il gonfiore addominale e la stipsi dipendevano dalle mie abitudini alimentari…avevo affaticato e intossicato il mio corpo, così come l’umanità sta facendo con il pianeta”.

Ma ciò che sorprende ancor di più è che dopo aver cambiato alimentazione si percepisce che il cibo non solo scatena evidenti reazioni infiammatorie all’organismo, ma agisce anche a livello mentale creando una battaglia interna che induce all’ulteriore assunzione di cibo tossico. Continua la paziente “Cercavo di sostituire al piacere della bocca qualche altro piacere, ma fallivo attirata quasi in modo compulsivo dal cibo che mi gratificava”. Quell’appagamento, però, non fa sconti poiché induce torpore, pesantezza, disagio, frustrazione e, talvolta, anche tristezza.

Quali considerazioni si possono fare allora da un punto di vista psicologico? L’ “altra nascosta”, la vera identità della paziente voleva emergere con nuova energia, ma soffocava proprio a causa del cibo di cui si nutriva che generava reazioni malsane per il suo organismo, sottraendole energia creativa. Infatti, eliminati gli alimenti verso cui era ormai “intollerante”, ha acquistato una nuova dimensione mentale fatta di determinazione, vigore, interessi, passione e desideri. La signora, dopo aver iniziato ad alimentarsi in modo sano, ha preso decisioni importanti che non solo rimandava, ma neppure concepiva prima, ha ritrovato più fiducia in se stessa, ha sbloccato situazioni emotive di cui si era fatta carico senza ragione troppo a lungo, si è svestita di doveri che la intrappolavano come una gabbia, di cui il suo corpo era simbolo.

Se la mente è libera poiché non ingerisci cibo tossico, ti accorgi che il cervello può fare magie, percepisci l’irruzione di un pensiero “diverso”, laterale, creativo che ti porta felicemente fuori dalla solita strada.

Del resto, le connessioni fra lo psichismo e l’apparato gastrointestinale da tempo sono riconosciute dalla letteratura scientifica. L’intestino viene denominato dai medici e dai biologi che lo stanno studiando “secondo cervello” poiché cellule dell’intestino producono il novanta per cento della serotonina presente nel nostro organismo, ormone essenziale al corretto funzionamento delle sinapsi del sistema nervoso centrale; la serotonina svolge un ruolo fondamentale anche nella regolazione del sonno, dell’umore e della sessualità. Essa è coinvolta in numerosi disturbi neuropsichiatrici, come il disturbo bipolare, la depressione e l’ansia. Inoltre, è stato riconosciuto che lo stato di salute dell’apparato intestinale influenza la psiche dell’individuo nella direzione dell’ansia, dello stress, del tono dell’umore.

Già i filosofi affermarono che “siamo ciò che mangiamo” e che il nutrimento è cibo e insieme farmaco per l’anima, e scoprendo ciò che fa male al nostro corpo possiamo arrivare conoscere meglio noi stessi ed essere, così, finalmente più liberi dai condizionamenti che ci opprimono.

Dott. Francesco Garritano in correlazione con la Dott.ssa Regina Valentini, psicologa, psicoterapeuta e psicosomatista

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