La dieta senza glutine va di moda? Ecco cosa devi sapere…
La “moda della dieta senza glutine” si è diffusa in concomitanza non solo all’aumento dei casi di celiachia e gluten sensitivity, patologie che nel tempo hanno indotto all’errato pensiero comune che i prodotti senza glutine siano più sani di quelli tradizionali, ma anche durante la pandemia. Uno studio recentissimo pubblicato su Nutrients, afferma appunto come la pandemia abbia acuito il consumo di prodotti da forno, prodotti contenenti il glutine e, complice anche la sedentarietà, ciò ha portato ad un drastico aumento delle conseguenze da cattiva tolleranza al glutine.
Un gruppo di ricercatori della School of Medicine dell’Università del Maryland di Baltimora e della Seconda Università degli Studi di Napoli, coordinato da Alessio Fasano, definisce il glutine così: “il glutine è una molecola tossica, l’unica proteina alimentare che non si digerisce completamente”.
Gluten sensitivity non più solo celiachia!
L’aumentata incidenza di patologie correlate al glutine è stata correlata ai cambiamenti genetici che ha subito il grano a partire dagli anni ’60, quando la nanizzazione del grano ha consentito di rendere le produzioni più abbondanti.
Il risultato delle modificazioni genetiche del frumento è un glutine caratteristicamente più forte di quello iniziale. E poiché negli ultimi 100-150 anni il grano per la produzione alimentare è stato arricchito di glutine, sono aumentate le patologie ad esso correlate, quindi si parla non solo di celiachia ma anche di gluten sensitivity.
Ecco che quindi non ci stupisce l’aumento dei casi di allergia al glutine, malattia celiaca e sensibilità al glutine non celiaca.
La gluten sensitivity, definita anche sensibilità al glutine non celiaca, è, tra la reazioni avverse al glutine, la più diffusa, con una prevalenza circa sei volte superiore rispetto alla celiachia. Si tratta di una sindrome caratterizzata da svariati sintomi sia intestinali che extra intestinali che compaiono in breve tempo dall’ingestione del glutine e che migliorano o scompaiono in seguito alla sua eliminazione.
I soggetti affetti da gluten sensitivity sono negativi sia alla sierologia tipica della celiachia, con una mucosa intestinale normale, sia ai test diagnostici per l’allergia al grano, per assenza di alterazioni al sistema immunitario.
La gluten sensitivity dà sintomi molto simili a quelli della sindrome del colon irritabile: dolore e gonfiore addominale, diarrea o alvo alterno. Spesso sono presenti anche sintomi extra intestinali, prevalentemente a carattere neurologico, che si manifestano solo con l’introduzione del glutine.
L’ipersensibilità al glutine non celiaca è più frequente nell’adulto che nel bambino, soprattutto nelle donne.
La prevalenza totale nella popolazione generale è ancora sconosciuta perché molti pazienti si autodiagnosticano un disturbo correlato all’assunzione del glutine, intraprendendo una dieta gluten free senza parere medico.
Un regime alimentare senza glutine in soggetti che non ne hanno bisogno può essere rischioso nel caso di un’eventuale diagnosi di celiachia: questo è confermato dall’AIC (Associazione Italiana Celiachia) riguardo l’obiettivo di miglioramento e validità delle diagnosi di celiachia.
La dieta senza glutine è anche una moda ai giorni nostri?
Al riguardo delle credenze, ormai diffuse, sulla migliore qualità dei prodotti gluten free e sul potere dimagrante della dieta senza glutine, è bene fare un po’ di chiarezza.
Innanzitutto partiamo dal fatto che la dieta senza glutine è basata fondamentalmente sul consumo di cereali gluten free hanno un indice glicemico più elevato rispetto ad esempio al grano che ritroviamo in natura, questo comporta un’aumentata predisposizione, nel tempo, allo sviluppo di diabete mellito di tipo II se l’alimentazione non viene opportunamente bilanciata con l’utilizzo di proteine e di fibra proveniente da altri alimenti naturalmente privi di glutine.
Inoltre, per quanto concerne i prodotti gluten free, è importante precisare che, oltre all’elevato indice glicemico, posseggono una maggiore quota di grassi idrogenati rispetto ai prodotti tradizionali: l’aggiunta di grassi è necessaria per rendere questi prodotti più lavorabili meccanicamente, vista l’assenza del glutine e quindi di elasticità, e più appetibili e gustosi per il consumatore. Ecco perché il consumo di tali prodotti aumenta il rischio d’insorgenza di malattie metaboliche: dislipidemia, obesità, sindrome metabolica.
Ultimo, ma non per questo meno importante, è il danno alla flora batterica intestinale che un intestino sano può subire con una dieta gluten free senza patologie che ne obblighino l’attenta esecuzione.
Vantaggi e svantaggi della dieta priva glutine per i non-celiaci sono stati descritti nello studio pubblicato sulla rivista British Journal of Nutrition .
I ricercatori hanno sottoposto 10 volontari sani alla dieta senza glutine e monitorandoli hanno constatato una notevole riduzione dei “batteri buoni” e delle difese immunitarie.
E’ bene astenersi dalla dieta senza glutine se non si ha una patologia conclamata glutine-dipendente, ma è pur vero che non bisogna fare uso del glutine tutti i giorno come è solito fare da parte dell’italiano medio! In medio stat virtus, un proverbio antico che risuona di importanza anche ai giorni d’oggi: utilizzare il glutine per chi non ha affezioni correlate ad esso, sì, ma ricordandosi che nella settimana va variato con tante altre fonti glucidiche disponibili, come riso, grano saraceno , quinoa, legumi, patate… Sfruttiamo ad ampio spettro ciò che di sano riesce ad offrirci la natura per mangiare al meglio!
Dott. Francesco Garritano
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