01.
CHE COS'È
L'ENDOMETRIOSI?
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02.
SINTOMI E SEGNI
DELLA
ENDOMETRIOSI
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03.
CRITERI DIAGNOSTICI
DELLA
ENDOMETRIOSI
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04.
ENDOMETRIOSI
ED ALIMENTAZIONE
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05.
ENDOMETRIOSI: FATTORI
DI RISCHIO ED INFERTILITÀ
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06.
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TUA VISITA
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4. Endometriosi ed alimentazione

Quando si parla di dieta per l’endometriosi significa scegliere un regime alimentare che contribuirà in maniera determinante alla riduzione dei dolori e dell’infiammazione.

L’obiettivo del piano dietetico è quello di migliorare la risposta insulinica e la sintomatologia globale dell’endometriosi, attraverso la combinazione di cibi antifiammatori, disintossicanti e liberi di ormoni, noti per essere la benzina che fa avanzare la patologia.

Si consiglia di aumentare le fibre sino al 20 – 30% nei pasti pertanto aumentare il consumo di:

  • Verdure: contengono moltissime fibre e puliscono l’organismo, sono antiossidanti;
  • Cereali integrali senza glutine: abbassano il picco glicemico e contengono molte fibre;
  • Frutta: è piena di vitamine e fibre;

Un aumentato consumo di acidi grassi omega 3 promuove la produzione della prostaglandina PGE1 che riduce il livello di infiammazione addominale determinato dalla endometriosi. Si consiglia un incremento di consumo nella dieta di:

  • Pesce azzurro
  • Salmone e tonno
  • Olio di Oliva
  • Avocado
  • Semi: chia, di zucca.

La carne rossa è da ridurre al minimo, va preferita la carne bianca di origine e allevamento controllato. Vanno evitati alcohol, caffeina, prodotti contenenti soia: (salsa di soia, tofu, seitan, edamame..) per il loro contenuto di fitoestrogeni, farine bianche e prodotti da forno raffinati, avena e segale per il loro alto contenuto di estrogeni.

Quindi, con l’alimentazione possiamo agire sull’equilibrio ormonale (controllo dei picchi glicemici e delle nomali secrezioni ormonali), sulla riduzione dello stato infiammatorio e dei radicali liberi, sul miglioramento dell’equilibrio intestinale (ripristino di una flora batterica favorevole).

Per tenere quanto più possibile sotto controllo infiammazione e dolore sono determinanti le nostre scelte alimentari visto il ruolo che il cibo ha nel sostenere o, al contrario, nel modulare i fenomeni infiammatori stessi.

In primo luogo è importantissimo mantenere la calma insulinica. Per mantenere la calma insulinica è necessario evitare gli zuccheri semplici (zucchero aggiunto, dolcificanti e dolci vari), preferire a pasta e pane raffinati le loro versioni integrali (i cui zuccheri si assorbono meno rapidamente provocando un più graduale rialzo della glicemia), comporre i pasti con carboidrati e proteine in quantità equivalenti, in modo da ridurre l’indice glicemico dei primi (cioè la velocità con cui un alimento determina il rialzo degli zuccheri nel sangue),

aumentare il consumo di fibre per nutrire correttamente la flora batterica intestinale (una disbiosi può aggravare la sintomatologia).

È consigliato, inoltre, preferire il consumo di cereali integrali naturalmente senza glutine (come quinoa, miglio, amaranto, grano saraceno) in quanto il glutine è in grado di irritare la mucosa intestinale già resa sensibile, ed a volte danneggiata, dall’endometriosi stessa; aumentare il consumo di pesce e di frutta a guscio (entrambi ricchi di omega 3 dalle dimostrate proprietà antinfiammatorie); limitare il consumo di prodotti caseari (latte e derivati) sia poiché spesso contengono significative concentrazioni di estrogeni (naturalmente presenti o artificialmente aggiunti) sia per il loro effetto di stimolazione insulinica; limitare l’uso di carne rossa; escludere dalla dieta i grassi idrogenati (detti anche grassi trans o trans – esterificati), presenti in molte marche di grissini, fette biscottate, biscotti, merendine, torte, nonché pop corn, patatine e simili e preferire il consumo di altri lipidi come l’olio extravergine di oliva (fonte di preziosa vitamina E) e l’olio di semi di lino a crudo (ricco di acidi grassi essenziali “buoni”) hanno proprietà antinfiammatorie.

In generale, è poi preferibile acquistare alimenti biologici, così da minimizzare l’introito di additivi, conservanti e soprattutto pesticidi: diverse evidenze, anche molto recenti, hanno dimostrato che possono interferire con il funzionamento delle ghiandole del corpo, incluse quelle sessuali, agendo cioè da interferenti endocrini.

In ultimo l’endometriosi, come altre patologie a componente infiammatoria, può essere influenzata e sostenuta da intolleranze alimentari pertanto correggere le ipersensibilità a determinati cibi, grazie a indicazioni alimentari individualizzate, conduce spesso a mitigare le manifestazioni dell’endometriosi ed a migliorare la qualità della vita. 

 

Endometriosi e integrazione

Esistono componenti essenziali che aiutano notevolmente la riduzione della malattia. Questi componenti sono talvolta difficili da trovare in alta concentrazione nei cibi. Esistono tuttavia integratori contenenti i seguenti componenti:

  • Vitamina D
  • Omega 3
  • Omega 6
  • Curcuma
  • Quercetina
  • Partenio
  • Nicotinamide
  • Metifolato di calcio

A tutto questo bisogna poi aggiungere delle abitudini fondamentali quali: il muoversi con regolarità, il masticare lentamente imparando a poggiare la posata accanto al piatto tra un boccone e l’altro senza riprenderla fino a che il boccone non sia stato completamente masticato e deglutito, ciò comporterà un migliore processo digestivo, consentendo agli enzimi salivari e successivamente a quelli gastrici di lavorare con maggiore facilità il bolo alimentare che abbiamo ingerito evitando rallentamenti digestivi, pesantezza, gonfiore e flatulenze.

Il ruolo della vitamina D
Da uno studio del 2016, la vitamina D ha dimostrato di avere efficacia nel modulare la risposta
immunitaria e la proliferazione cellulare. I recettori per la vitamina D si trovano localizzati anche a
livello di endometrio ed ovaie in tutte le donne, sia con endometriosi che sane, e nella patologia
sono state evidenziate disregolazioni di alcuni enzimi e recettori della vitamina D. Questo studio
ha dimostrato che l’integrazione della vitamina D riduce le citochine proinfiammatorie (IL-6,
interferone-γ, IL-2, TNF-α) mentre induce l’aumento della produzione di quelle antinfiammatorie.
Infatti alle mie pazienti chiedo sempre, insieme agli altri esami, di dosare la vitamina D e valutare,
dunque, un eventuale bisogno di integrazione.

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