La Leaky Gut Syndrome: una condizione, tante le cause. Come gestirla?

La Leaky Gut Syndrome: una condizione, tante le cause. Come gestirla?

Il padre della medicina, Ippocrate, già nel 400 a.C diceva che “Tutte le patologie originano dall’intestino”, poiché probabilmente si era già accorto di come le diete e gli stili di vita sbagliati potessero contribuire negativamente sulla salute attraverso il tratto digestivo, infatti, la condizione di leaky gut o permeabilità intestinale, si trova alla base di differenti malattie autoimmuni e non autoimmuni. Ma cos’è la leaky gut e cosa la causa? Leggete l’articolo per saperne di più.

Funzioni dell’intestino e del microbiota

L’intestino ha un ruolo importante nella digestione e nell’assorbimento degli alimenti e nel mantenimento dell’omeostasi generale. Si stima che il numero totale di cellule batteriche nel nostro corpo superi dieci volte il numero totale di cellule umane, con più di mille specie ospitate nel tratto gastrointestinale. Il microbiota gastrointestinale, il cui genoma contiene cento volte più geni di tutto il genoma umano, ha ruoli importanti nell’alimentazione, nel metabolismo energetico, nella difesa dell’ospite e nello sviluppo del sistema immunitario. Infatti, il ​​microbiota alterato è stato collegato non solo alle malattie gastrointestinali ma anche alla patogenesi di condizioni sistemiche come l’obesità e la sindrome metabolica. Pertanto, il termine “barriera intestinale” sembra evidenziare correttamente il ruolo chiave dell’intestino nell’interazione con il microbiota: non è uno scudo statico ma un apparato attivo con componenti specializzati.

Il componente principale della barriera intestinale è rappresentato dall’epitelio intestinale, che consiste in un singolo strato di diversi sottotipi specializzati di cellule: enterociti, cellule caliciformi, cellule di Paneth e cellule enteroendocrine ma anche cellule immunitarie come linfociti e cellule dendritiche. La coesione meccanica di queste cellule e la regolazione della permeabilità di ioni e piccole molecole sono assicurate da tre tipi di complessi giunzionali, vale a dire giunzioni strette (o Tight Junctions), giunzioni di aderenza e desmosomi, che io chiamo “il portone verso il mondo interno del nostro organismo”. Un’alterazione di queste strutture causa maggiore permeabilità intestinale, provocando il passaggio di molecole, anche di grosse dimensioni, all’interno del circolo sanguigno.

Leaky gut: di cosa si tratta?

Quando si parla di leaky gut dobbiamo immaginare il nostro intestino costituito da cellule messe l’una accanto all’altra e separate da giunzioni strette, definite tight junctions, che fanno da barriera regolando l’equilibrio fra l’ingresso di nutrienti vitali e quelli che non devono entrare nel flusso sanguigno. Quando queste tight junctions non svolgono correttamente il loro lavoro, le giunzioni si allargano e lasciano passare ciò che non dovrebbe nel sangue, quali molecole di cibo non digerite, funghi, batteri, virus, tossine, ecc.

Quando il nostro organismo riconosce queste particelle estranee nel circolo sanguigno, viene chiamato in causa il fegato per cercare di detossificare il sangue dalle tossine estranee, ma spesso non è in grado di compiere tutto questo lavoro da solo, per cui si attiva il sistema immunitario, causando l’insorgenza di infiammazione cronica, tramite la liberazione di anticorpi che combattono contro queste sostanze (come la caseina del latte, proteine dell’uovo e dei cereali che prima venivano tollerati dall’organismo) e di citochine infiammatorie.

L’infiammazione cronica è alla base della maggior parte delle malattie, infatti uno studio sulla permeabilità riportato sotto dice che la condizione di leaky gut è legata ad ulcere gastriche, diarrea infettiva, sindrome dell’intestino irritabile, malattie infiammatorie intestinali (Crohn e rettocolite ulcerosa), celiachia, cancro esofageo e colon-rettale, allergie, infezioni respiratorie, artrite, malattie metaboliche legate all’obesità (steatosi epatica, diabete di tipo II, malattie cardiache), malattie autoimmuni, morbo di Parkinson, sindrome da stanchezza cronica,  obesità.

La Leaky Gut Syndrome: quali sono le cause?

Le cause che scatenano la anomala permeabilità intestinale sono molteplici: mi riferisco sia a fattori endogeni che esogeni.

Per fattori endogeni intendo tutti quei processi o condizioni che, all’interno del nostro organismo, possono scatenare un’infiammazione. Mi riferisco al cattivo sonno, ad un intestino che è permeabile nei confronti di troppe sostanze, ad uno stomaco che non produce in maniera corretta e controllata l’acidità, alle nostre ghiandole che producono troppi o pochi ormoni; e vi sono anche gli errori che commettiamo nella masticazione, lo stress, l’ansia, la depressione, il poco sonno, la disbiosi, le interferenze epigenetiche.

Per fattori esogeni intendo la nostra alimentazione, quindi gli zuccheri raffinati, gli oli trans-idrogenati, i grassi di cattiva qualità, il sale, l’assunzione non corretta di latticini, i metalli pesanti, le farine raffinate; poi anche la mancanza di una vita attiva, l’abitudinarietà, l’inquinamento ambientale, i farmaci, i prodotti OGM, gli xenobiotici.

Quali sono i sintomi della leaky gut?

Ma da cosa ci si accorge di soffrire di leaky gut? I sintomi possono essere vari e le reattività alimentari (chiamate anche intolleranze) possono essere un segno che il sistema immunitario sta liberando anticorpi contro ciò che mangiamo giornalmente. A causa dell’attacco di tossine che entrano nel flusso sanguigno, il sistema immunitario delle persone con leaky gut è attivato continuamente, rendendo l’organismo più suscettibile agli antigeni di determinati alimenti, causando anche maggiore predisposizione alle allergie.

Altri sintomi che si potrebbero manifestare sono le carenze nutrizionali, causate dalla cattiva scomposizione del cibo all’interno dell’intestino, diarrea cronica o costipazione, segno di infiammazione della parete intestinale, acne ed altre manifestazioni cutanee, poiché il corpo cerca di eliminare i prodotti di scarto attraverso la pelle, mal di testa e perdita di concentrazione dovute all’accumulo di tossine nell’intestino, maggiore predisposizione ad ammalarsi, poiché il sistema immunitario essendo sempre attivo, sarà debole e confuso, non riuscendo a riconoscere i virus ed i batteri che potrebbero contagiarci, infine, anche un eccessivo desiderio di zuccheri e carboidrati insieme a gonfiore addominale, potranno essere correlati alla crescita di funghi eccessiva.

Spesso anche la presenza di malattie infiammatorie dell’intestino può essere il campanellino d’allarme dell’intestino permeabile. Infatti, è stato dimostrato che un’elevata leaky gut è spesso localizzata nel colon di persone che soffrono di sindrome del colon irritabile e di colite ulcerosa. Anche le malattie autoimmuni (tiroidite di Hashimoto, lupus, diabete mellito di tipo 1) hanno alla base una condizione di leaky gut, causata da una maggiore produzione di zonulina, proteina regolatrice delle junctions intestinali, che si genera in seguito all’assunzione di alcuni alimenti come il glutine e che origina disturbi autoimmuni nei soggetti predisposti.

Infine, non per ultimo per importanza ma per rinforzo di nota, è il gonfiore… il gonfiore, sintomo protagonista della Leaky Gut Syndrome di cui ho parlato a lungo e soprattutto in una diretta che vi invito a guardare (cliccando qui), si può presentare costante e intermittente. A fomentare la flautolenza ed il gonfiore può essere la condizione di disbiosi (e anche SIBO), che spesso si associa alla Leaky Gut, che genera in continuazione gas derivanti dal metabolismo batterico. Una nota importante va fatta: mai trattare direttamente il gonfiore e la disbiosi con i probiotici… va sempre preso il problema a monte, come dico sempre, trattando la Leaky Gut Syndrome e, successivamente, ripristinate l’epitelio intestinale con glutammina, probiotici, ecc…

… ma, vediamo ora, come capire se si soffre di Leaky Gut Syndrome?

Il test per individuare la leaky gut

Per fare diagnosi di leaky gut è importante sottoporsi ad un test semplice e non invasivo sulle urine, su cui è possibile informarsi cliccando qui, che si basa sulla rilevazione a livello urinario delle concentrazioni dei substrati somministrati (saccarosio, lattulosio, sucralosio); la presenza di questi in quantità diverse rispetto a quelle attese indica un’alterazione della permeabilità gastrointestinale. Il mannitolo fornisce informazioni sullo stato morfologico dell’intestino e su possibili atrofie a livello dell’apice dei villi, il saccarosio è un disaccaride utilizzato per verificare la permeabilità gastrica, infine, il sucralosio è un disaccaride artificiale che viene utilizzato per la valutazione della permeabilità dell’ultimo tratto dell’intestino, il colon.

Chi manifesta i sintomi riportati sopra o soffre di patologie autoimmuni o intestinali è la persona che dovrebbe sottoporsi a questo tipo di test, in modo da riuscire a riparare la barriera intestinale e ripristinando l’equilibrio psico-fisico.

Inoltre, anche il test epigenetico (se sei interessato clicca qui) offre importanti informazioni riguardo le concause che possono essere alla base della Leaky Gut Syndrome.

Alimentazione e leaky gut

È aumentato l’interesse dell’approccio alimentare per ripristinare la barriera intestinale, trascurando l’uso dei farmaci.

Ma come ripristinare la barriera intestinale tramite l’alimentazione? Gli step principali da seguire sono circa quattro: dapprima bisognerà rimuovere gli alimenti ed i fattori che danneggiano l’intestino, ad esempio il glutine ed i latticini, questi dovranno essere sostituiti con cibi curativi e nel frattempo l’intestino dovrà essere riparato con integratori specifici, per poi poter inoculare probiotici che ripristinano la flora batterica intestinale.

Fra gli alimenti curativi si può menzionare il brodo di ossa, che contiene collagene, gelatina e glutammina, sostanze che riparano il rivestimento dell’intestino: il collagene e la gelatina guariscono e sigillano, mentre la glutammina lo rinforza prevenendo danni futuri. Importante è anche assumere verdura cotta al vapore, per assorbire le vitamine contenute ed anche per meglio digerire la fibra, che cruda può essere non ben tollerata dal sistema intestinale.

Uno dei grassi migliori da consumare in questi casi è l’olio di cocco, sebbene contenga grassi saturi, più precisamente l’acido laurico che ha proprietà antimicrobiche e antimicotiche, inoltre, l’olio di cocco è anche un antinfiammatorio naturale, che può aiutare a lenire il rivestimento intestinale e migliorare le condizioni infiammatorie intestinali.

Sarebbe meglio consumare, infine, carne allevata al pascolo, poiché gli animali allevati al pascolo mangiano erba e piante, motivo per cui la loro carne è ricca di acidi grassi e omega-3 essenziali, sostanze nutritive necessarie per la salute dell’intestino.

La dieta occidentale con il suo alto contenuto di grassi e zuccheri raffinati è un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie infiammatorie intestinali, probabilmente inducendo un’infiammazione di basso grado attraverso la disbiosi intestinale e l’aumento della permeabilità intestinale. Inoltre, aumenta la preoccupazione per il ruolo degli additivi alimentari industriali come promotori di malattie immuno-correlate. Una recente review ha dimostrato la capacità degli additivi di aumentare la permeabilità intestinale interferendo con le tight junctions, promuovendo il passaggio di antigeni immunogenici. Al contrario, alcuni acidi grassi (propionato, acetato, butirrato, omega-3 e acido linoleico coniugato), amminoacidi (glutammina, arginina, triptofano e citrullina) e oligoelementi, essenziali per l’integrità della superficie intestinale, se integrati, possono ridurre l’infiammazione e ripristinare la permeabilità della mucosa. Tuttavia, la loro efficacia terapeutica, in particolare nell’IBD, rimane discutibile: il butirrato, lo zinco e i probiotici hanno la più forte evidenza al riguardo. Il butirrato è un acido grasso a catena corta cruciale per l’omeostasi generale degli enterociti, tale che la sua carenza, misurata come concentrazione fecale, è stata presa come un indicatore indiretto di alterata funzione di barriera.

Lo zinco è un oligoelemento essenziale per il ricambio cellulare e i sistemi di riparazione. Condizioni infiammatorie e la malnutrizione sono noti fattori di rischio per carenza di zinco e diversi studi hanno dimostrato l’efficacia della sua integrazione. È stato dimostrato da questo studio come la terapia con zinco orale possa ripristinare la permeabilità intestinale probabilmente attraverso la sua capacità di modulare le tight junctions.

Altri integratori indispensabili nel ripristino della barriera sono i probiotici, utilizzati per trattare la disbiosi tipica che si instaura in questa condizione. Ad oggi le specie batteriche con comprovata efficacia sono Escherichia coli Nissle 1917, Bifidobacterium, Lactobacillus rhamnosus GG, o il multispecie VSL # 3 che contiene otto diversi probiotici. Tuttavia, il loro uso è ancora limitato e spesso mira a mantenere la remissione piuttosto che a curare la malattia attiva, poiché rafforzano la barriera intestinale.

Alcuni amminoacidi sono importanti per ripristinare, dopo aver ripulito correttamente l’intestino, le funzioni dell’epitelio. Ad esempio, la glutammina è l’amminoacido libero più abbondante nel corpo umano ed è un importante substrato delle cellule intestinali. L’evidenza accumulata da studi di base e clinici suggerisce che svolge ruoli importanti nel mantenimento e nella protezione della barriera intestinale. Diversi studi si sono basati su approcci di coltura cellulare per esaminare il mantenimento, la promozione e la protezione della struttura intestinale delle giunzioni strette da parte della glutammina. Di conseguenza, l’esaurimento della glutammina indotta dai mezzi privi di glutammina e dall’inibizione della glutammina sintasi aumenta la permeabilità intestinale e riduce i livelli di ZO-1, occludina e claudina-1 nella frazione insolubile del detergente delle cellule Caco-2. La via del fosfatidilinositolo 3-chinasi/Akt potrebbe essere coinvolta nell’interruzione delle giunzioni strette. Allo stesso modo, l’integrazione di glutammina aumenta l’espressione di claudina-1, ma non l’espressione di ZO-1 o occludina, nelle cellule Caco-2. Un altro aminoacido, il triptofano, supporta anche le giunzioni strette della barriera intestinale; tuttavia, livelli alimentari eccessivi di triptofano possono avere un effetto negativo

Infine, la vitamina D merita una menzione perché è coinvolta nel mantenimento della funzione di barriera intestinale e i polimorfismi del suo recettore sono stati associati allo sviluppo di IBD. Mentre l’espressione del recettore della vitamina D sull’epitelio intestinale inibisce l’apoptosi indotta dall’infiammazione, la sua eliminazione porta all’autofagia difettosa che promuove la colite sperimentale.

Dott. Francesco Garritano

 

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