01.
CHE COS'E'
LA TIROIDE?
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02.
PATOLOGIE
DELLA TIROIDE
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03.
TEST ED
ANALISI UTILI
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04.
TIROIDE ED
ALIMENTAZIONE
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05.
ECO-TIROIDE:
INTERPRETAZIONE
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1. La tiroide, questa ghiandola
molto importante

La ghiandola tiroidea è localizzata nella parte anteriore del collo, al centro e ha la forma di una farfalla poiché è costituita da due lobi che rappresenterebbero le ali, uniti al centro da una parte definita istmo. La forma, le dimensioni e il peso dipendono da individuo a individuo, anche in assenza di patologie, però, il momento in cui la ghiandola aumenta maggiormente di volume è la pubertà.

La tiroide svolge differenti funzioni nei diversi distretti dell’organismo. Infatti la ghiandola non solo stimola l’accrescimento, lo sviluppo, la maturazione cerebrale nei bambini ma è anche coinvolta in meccanismi come la termogenesi, ovvero il mantenimento della temperatura corporea; regola la frequenza e la contrazione cardiaca, la glicogenolisi, la gluconeogenesi epatica, la lipolisi e l’assorbimento intestinale. Anche la colesterolemia è regolata dagli ormoni tiroidei poiché questi provocano l’aumento dei recettori delle lipoproteine LDL, accelerando la loro rimozione. Infine, T3 e T4 regolano anche la motilità della muscolatura liscia gastrica ed intestinale, quindi la peristalsi.

Inoltre a regolare il funzionamento della tiroide è l’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide. L’ipotalamo produce il TRH che stimola l’ipofisi a rilasciare TSH, che a sua volta stimola la ghiandola tiroidea alla secrezione degli ormoni T3 (triiodiotironina) e T4 (tiroxina), che necessitano di un quantitativo adeguato di iodio per la loro sintesi. A seconda del loro funzionamento, le diverse ghiandole inibiscono o stimolano la produzione di ormoni. Infatti, se aumentano T3 e T4 nel sangue, questi fanno in modo che l’ipofisi diminuisca la secrezione di TSH, quindi di TRH; il contrario, invece, succede se T3 e T4 presentano basse concentrazioni nel sangue, per cui viene stimolato dagli stessi l’incremento di TSH.

In particolare, quali sono i parametri da tenere in considerazione per individuare una disfunzione tiroidea? Sono tre gli aspetti da valutare: i sintomi, i test strumentali come l’eco-tiroide e la scintigrafia tiroidea e gli esami ematochimici, trattando poi le patologie con un approccio multidisciplinare.

Il network della tiroide

Come riporta l’immagine sopra, la tiroide è una piccola ghiandola ma dai diversi collegamenti, infatti, per funzionare correttamente ha bisogno di equilibrio nei diversi distretti corporei, quali fegato, intestino, ipotalamo, ipofisi e necessita dell’assenza di stress, interferenti endocrini e di tossine, equilibrio degli ormoni estrogenici e di una adeguata alimentazione.

Per quanto riguarda il fegato e l’intestino, questi sono organi coinvolti nella conversione dell’ormone tiroideo, quindi dal passaggio di T4 a T3 tramite l’enzima desiodasi, perciò devono mantenersi in buona salute.

  • Il fegato converte circa il 40% dell’ormone tiroideo. Se la conversione non avviene adeguatamente si deve detossificare il fegato con uno degli antiossidanti più potenti del nostro organismo, il glutatione (GSH). Questo è costituito da cisteina, glicina e glutammato ed ha la funzione di contrastare i radicali liberi e di evitare l’ossidazione dei globuli rossi; affinché questo possa funzionare correttamente necessita di NADPH, un cofattore che lo rigenera da ridotto ad ossidato, mantenendolo sempre funzionante. Qualora le concentrazioni di glutatione dovessero essere basse, è consigliabile anche verificare la presenza di una mutazione nel gene GSTM1 (Glutatione S-transferasi mu), che codifica per l’enzima che si occupa di elaborare il glutatione. Se questa è presente, allora diventa inevitabile integrare l’alimentazione con glutatione. Nei processi di detossificazione è coinvolto anche il gene MTHFR, che codifica per l’enzima metilen-tetraidrofolato reduttasi in grado di metilare ed espellere i metalli pesanti, con il supporto della vitamina B6, B12 e del folato. Se questo gene è mutato, i metalli pesanti rimarranno nel nostro organismo ed ostacoleranno le funzioni di diversi organi. Per verificare se il gene è mutato o meno bisognerà valutare tramite il dosaggio dell’omocisteina in modo indiretto; infatti, se l’omocisteina è alta, uno dei motivi potrebbe essere questa mutazione. Infine, l’ultimo enzima coinvolto nella detossificazione del fegato è la COMT (Catecol-O-metiltransferasi).

Qualche dato statistico

  • Le donne ne sono molto più colpite rispetto agli uomini
  • Rispetto agli uomini, quasi il 10% in più delle donne sviluppa un disturbo alla tiroide durante la sua vita
  • I disturbi alla tiroide sono più frequenti dopo una gravidanza
  • Circa 6 milioni di italiani sarebbero affetti da una malattia alla tiroide
  • La fascia di età più interessata alle disfunzioni sarebbe quella fra i 55-64 anni
  • Le alterazioni nella sintesi di ormone tiroideo sarebbero in crescita nella popolazione italiana

Glossario “tiroideo”: cosa significa…?

Ipotiroidismo: condizione in cui la tiroide funziona meno di quanto dovrebbe, producendo un numero inferiore di T3 e T4

Ipotiroidismo subclinico: si manifesta con valore di TSH alto, con valori di fT3 e fT4 normali

Ipotiroidismo clinico: si manifesta con valore alto di TSH e di fT3 e fT4 bassi

Ipertiroidismo: la tiroide funziona più di quanto dovrebbe, con valori di TSH bassi e valori di fT3 e fT4 alti

Tiroide ipoecogena: nel linguaggio ecografico significa che riflette meno gli ultrasuoni, quindi che il tessuto è diverso rispetto a quello adiacente, per cui potrebbero sospettarsi noduli o tessuto assente

Tiroide disomogenea: nel linguaggio ecografico significa che la tiroide riporta delle zone danneggiate, causate spesso da fenomeni autoimmuni

Tiroide multinodulare: la tiroide presenta due o più noduli sulla sua superficie

Tiroide con gozzo: il gozzo è l’aumento di dimensioni della ghiandola tiroidea, che si verifica in seguito alla continua stimolazione della stessa da parte del TSH, spesso causata da carenze di iodio

  • Oltre a sentir parlare del collegamento fra intestino permeabile (leaky gut) e patologie autoimmuni (di cui potrete approfondire l’argomento cliccando qui), l’intestino si occupa del 20% della conversione da T4 a T3. A sostenere questa azione sono i batteri intestinali sani, in grado di produrre l’enzima solfatasi intestinale; infatti, nell’intestino il T4 viene convertito in T3 solfato (T3S) e acido triiodotiroacetico (T3AC), i quali sono a loro volta trasformati in T3 attivo dall’enzima solfatasi intestinale. Per cui se questo enzima viene prodotto dai batteri sani è necessario mantenere la flora batterica in eubiosi, quindi in equilibrio. Inoltre, l’infiammazione intestinale riduce anche il T3 aumentando il cortisolo e, quindi, producendo rT3.

Anche altri due elementi sono indispensabili per il corretto funzionamento del network: l’assenza di stress e l’equilibrio ormonale:

  • Aumentati livelli di cortisolo sono anche la causa di un rallentamento del metabolismo tiroideo; infatti, l’eccessiva produzione di cortisolo, inibisce le desiodasi, enzimi coinvolti nella trasformazione di T4 (ormone inattivo) in T3 (ormone attivo), provocando un rallentamento metabolico e, quindi, anche aumento di peso.
  • Dominanza estrogenica: si parla di dominanza estrogenica  quando i livelli di estrogeni sono elevati rispetto a quelli del progesterone, però anche  quando questi possono essere normali ma in difetto rispetto a quelli del progesterone. Il mancato equilibrio fra questi due ormoni può essere fisiologico in pre-menopausa, ma può anche essere causato dall’alimentazione ricca di zuccheri semplici, di carni imbottite di anabolizzanti, dall’inquinamento ambientale, dallo stress che aumenta il cortisolo e favorisce la dominanza degli estrogeni o dall’utilizzo di anticoncezionali. E’ importante sapere che i contraccettivi orali possono richiedere un incremento della dose di Levotiroxina, in quanto gli estrogeni aumentano le concentrazioni della proteina Thyroid Binding Globulin (TBG) che lega gli ormoni tiroidei. Perciò questa condizione è soprattutto presente fra le donne che soffrono di problemi tiroidei, inoltre, un aumento degli estrogeni causa anche maggiore rilascio di TSH a livello centrale.

Ecco perchè quando si parla di tiroide la si deve mettere al centro di diversi organi, non considerandola come ghiandola unica ed indipendente.

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