Nervo vago e sindrome del nervo vago… ne avrete sentito sicuramente parlare! Ma che cos’è esattamente questa condizione fisiopatologica? Cercherò, in maniera molto semplice, di illustrarvi questo problema ed il modo in cui è possibile arginare la sintomatologia… si può stare meglio, seguendo dei consigli fondamentali, che ho presentato in questo articolo. Buona lettura!
Quante volte, dopo un pasto, si hanno i classici sintomi e segni dell’ipoglicemia reattiva, con stanchezza, sudorazione, cefalea, sensazione di gonfiore, tachicardia e palpitazioni, sonnolenza… ma, in realtà, non si è affatto praticata un’alimentazione sbagliata! Allora, è il caso che descriviamo un po’ il nervo vago e la sua fisiopatologia.
Il nervo vago
Il nervo vago, conosciuto anche come nervo pneumogastrico, appartiene ai nervi cranici. Sono 12 le coppie di nervi che originano all’interno della scatola cranica e portano le proprie innervazioni prevalentemente nella zona di testa e collo. Ma il nervo vago ha una particolarità… infatti, il suo nucleo di origine è sì vicino ad altri nervi cranici ma, a differenza degli altri, il nervo vago si dirama verso il basso.
Quindi, il nervo vago è un diretto “responsabile” del corretto funzionamento di tutti gli organi compresi tra il collo e la parte inferiore della cassa toracica. Dalla laringe alla parte superiore dell’intestino, passando per il cuore.
Inoltre, il ruolo del X nervo cranico non si “limita” all’innervazione motoria e sensitiva dei distretti ma rappresenta anche l’asse portante del sistema nervoso parasimpatico che insieme al sistema nervoso simpatico costituiscono il sistema nervoso autonomo.
I due sistemi hanno funzioni fisiologiche diverse ma che si integrano a vicenda. Il sistema nervoso parasimpatico può essere definito come la parte del sistema nervoso autonomo deputato alle funzioni di riposo e digestione. Interviene, di conseguenza, nelle attività come digestione, minzione, defecazione, lacrimazione, salivazione e eccitazione sessuale.
Il nervo “vagabondo” – è da questa terminologia latina (vagus) che deriva il suo nome – ha origine nel tronco encefalico e innerva con fibre sensitive e motorie la maggioranza delle strutture anatomiche presenti tra testa e colon trasverso. Quindi, il nervo vago interviene in quelle che sono considerate tutte le attività fisiologiche vitali, dal battito cardiaco alla deglutizione. Dalla produzione di enzimi a livello epatico agli scambi gassosi polmonari… inoltre, è il ramo principale del sistema nervoso parasimpatico.
Funzioni del nervo vago
Le funzioni del nervo vago, visto il suo decorso e territorio di innervazione, sono molteplici. Infatti, Il nervo vago interviene in:
- funzioni parasimpatiche, come diminuzione della frequenza cardiaca e aumento delle secrezioni di tutto il tratto digerente;
- aumento della salivazione in bocca, delle secrezioni gastriche, pancreatiche e intestinali.
A livello intestinale aumenta la peristalsi, transito del contenuto intestinale. È causa della vasodilatazione di tutti i vasi innervati e contrazione dei muscoli bronchiali. Ha un’altra importante funzione sensitiva viscerale. Ovvero trasporta le informazioni provenienti dagli organi innervati al cervello. Oltre a influire sulle modificazioni fisiologiche dell’organo stesso ne monitora anche lo stato. Inoltre, riceve informazioni sensitive dalle meningi e dalle mucose del tratto digerente, sfruttando la sua funzione sensitiva somatica generale. È anche responsabile delle percezioni gustative della lingua (funzione sensitiva speciale). Essendo un nervo misto possiede anche una parte motoria dedicata a una serie di muscoli che intervengono nella masticazione e deglutizione, nonché della fonazione.
Sintomi e segni vagali: quali sono?
Il nervo vago influisce sul corretto funzionamento degli organi ed è in grado di influenzare il sistema nervoso parasimpatico.
La sindrome vaso vagale presenza un’eziologia (origine della malattia) non del tutto chiara, mentre la sintomatologia può essere confusa con dolori e disturbi comuni. Infatti, alcuni dei sintomi causati da un aumento del tono vagale sono:
- debolezza
- sensazione di ansia
- tachicardia e palpitazioni
- nausea
- dolore al collo
- sensazione di vertigini
- mal di testa.
Ma il sintomo più significativo e pericoloso è proprio la sincope causata da una rapida vasodilatazione periferica. In poche parole, il sangue confluisce principalmente agli arti riducendo quindi l’apporto di sangue al cervello con una conseguente riduzione dei sensi. Un aumento del tono vagale (iperattivazione) può però portare a una vera e propria sincope, ovvero uno svenimento.
Tuttavia, è una situazione transitoria e con prognosi positiva ma potenzialmente pericolosa proprio per la perdita dei sensi e per l’impossibilità di previsione della sincope. Infatti, un improvviso svenimento potrebbe esporre la persona stessa a traumi.
Pur essendo imprevedibili è possibile però esaminare dei segni presenti qualche istante prima della crisi.
Pallore, sudorazione improvvisa e nausea , con la classica facies ipoglicemica, sono i classici segni di un possibile aumento del tono vagale.
Quali possono essere le cause?
La sindrome vasovagale si verifica in seguito ad un malfunzionamento a livello dei centri neurovegetativi del sistema nervoso, quelle aree preposte al controllo del battito cardiaco e del ritmo respiratorio. Tali crisi possono essere innescate da un evento infiltrativo (ernia iatale, adenoma ipofisario, cisti toraciche), ad un evento compressivo (innalzamento del diaframma per abbondanza di grasso viscerale), al reflusso gastroesofageo, alla sindrome di Roemheld, ma anche all’infiammazione sistemica, che va anch’essa a disturbare la recezione a livello del nervo vagale, causando un’alterazione del segnale. C’è da segnalare che anche un evento traumatico può esserne la causa, come ad esempio un forte spavento.
Nel corso di una sincope vagale si assiste a una vasodilatazione periferica. Pertanto il sangue tende a fluire verso gli arti, mentre si riduce il flusso sanguigno diretto al cervello con conseguente perdita dei sensii!
Innanzitutto, ritroviamo la resistenza insulinica e il sovrappeso, poi la postura ortostatica costante dopo i pasti, la tosse intensa persistente, gli sforzi intensi, gli allenamenti fatti in maniera impropria in palestra, le abbuffate frequenti, il fumo, lo stress, ma anche fattori genetici.
Cosa fare quando compaiono questi sintomi?
Innanzitutto, diamo importanza alla masticazione! Bisogna masticare con cura ogni boccone. Non solo il cibo mal masticato risulta di difficile digestione, sovraccaricando lo stomaco, ma favorisce anche i fenomeni del reflusso e l’ingresso di aria che va ad amplificare la sintomatologia. Quindi, è utile appoggiare la forchetta tra un boccone e l’altro senza riprenderla in mano prima di aver finito di masticare e assaporare quello che si ha in bocca, se si è in compagnia scambiare qualche chiacchiera in più per allungare i tempi del pasto e dedicarsi con più cura al cibo da ingerire. L’acqua si deve sorseggiare e non bere in grosse quantità poche volte al giorno. E’ buona norma anche non coricarsi e distendersi subito dopo i pasti, evitare le abbuffate ed evitare di masticare chewing-gum.
Il sonno è di fondamentale importanza: bisogna non solo dormire in modo regolare per ridurre lo stress e far riposare il nostro corpo, ma anche la posizione in cui dormiamo è essenziale: non bisogna creare compressioni sull’esofago e sullo stomaco, su cui è ripartita l’innervazione vagale, dormendo a pancia in su, magari con un rialzo al collo con un buon cuscino.
Quando sono associate le infiammazione gastro-esofagee, lavorare sull’infiammazione è il modo migliore per trattare il problema.
Quindi, pensiamo in questi casi a eliminare gli zuccheri e le farine raffinate dalla nostra dieta, ridurre il consumo di latticini, sostanze gassate, bilanciare i pasti equilibrando il contenuto di proteine, carboidrati e fibre: eventualmente, è utile considerare di ridurre le sostanze acidule, il caffè ed il tè, limitare il glutine, i cibi troppo caldi e freddi, la cioccolata, la menta, le verdure troppo bollite, le fritture, quando si hanno anche i fenomeni tipici del reflusso gastroesofageo.
Fare della costante attività fisica è importante, l’importante è che non sia di tipo eccessivamente dinamico con corse, salti, o qualunque movimento più importante da interessare il movimento brusco dello stomaco.
Fare delle passeggiate dopo i pasti aiuta moltissimo il soggetto con sindrome vaso-vagale.
Inoltre, si può utilizzare del colostro per la buona azione riparativa sulla mucosa gastrica, si può praticare attività come lo yoga ed esercizi di ginnastica posturale con le tecniche di respirazione, che hanno come perno centrale il movimento controllato del diaframma.
Infatti, migliorare il controllo sulla respirazione aiuterà anche a migliorare la funzione peristaltica riducendo il lavoro vagale, e promuovendo anche un ottimo relax psico-fisico della persona.
Oltre alla terapia psicologico-comportamentale, è possibile limitare i sintomi della crisi vaso vagale con delle manovre fisiche da eseguire autonomamente con il fine di evitare la brusca discesa della pressione e il conseguente svenimento. Le manovre sono tre e molto semplici da eseguire.
- Hand grip. Stringere con la mano e con tutta la forza possibile una semplice pallina anti stress o meglio di gomma, fino alla scomparsa dei sintomi.
- Arm-tensing. Agganciare una mano con l’altra all’altezza del petto e tirare con la massima forza possibile verso l’esterno. Mantenere la posizione il più possibile o fino alla scomparsa dei sintomi.
- Leg crossing. In posizione ortostatica (in piedi) incrociare le gambe e cercare di contrarre tutti i muscoli delle gambe e l’addome. Anche in questo caso la contrazione va mantenuta il più possibile.
Manovra di Valsava
La manovra di Valsalva, nonostante venga utilizzata prevalentemente per disturbi o problemi relativi all’udito, può essere praticata anche per aumentare il tono vagale.
Pur essendo una manovra semplice deve essere effettuata dal personale medico perché un errore durante il protocollo potrebbe portare a importanti effetti collaterali.
La manovra di Valsalva consiste nel mantenere un’apnea assoluta, ovvero prendere fiato ed espirare a glottide chiuda (bocca chiusa e naso tappato). Questo procedimento porta ad un aumento considerevole della pressione intratoracica con una conseguente diminuzione del battito cardiaco.
In ogni caso, rivolgersi al proprio specialista biologo di fiducia, per trattare la sintomatologia di questo problema, fortemente correlato allo stile di vita, è essenziale per il proprio benessere.
Fonti bibliografiche:
- Sogabe M. Influence of metabolic syndrome on upper gastrointestinal disease. Clin J Gastroenterol. 2016 Aug;9(4):191-202.
- Prometheus. Schunke M., Schulte E., Schumacher U. Edizioni Utet. 2007
- Fisiologia medica. Conti F. Editore Edi Ermes. Vol.1.