Ogni patologia tiroidea ha un suo protocollo da seguire per quanto riguarda l’aspetto alimentare, perché i parametri da considerare sono diversi, ma alla base di ogni protocollo vi è la dieta GIFT o dieta di segnale. I segnali sono gli ormoni che dalla periferia comunicano le informazioni a livello del sistema centrale. Uno di questi è la leptina, che regola anche il funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide.
Questa è un ormone secreto dal tessuto adiposo e consente l’attivazione dei suoi recettori a livello ipotalamico, che stimola la liberazione del TRH, il quale agisce sull’ipofisi che libera a sua volta il TSH, ormone stimolante la ghiandola tiroidea a secernere T3 e T4. Se il flusso della leptina è regolare, riesce ad attivare l’asse, quando non lo è, invece, si ha un rallentamento della ghiandola che comporta diverse conseguenze, come ad esempio, la poliabortività (per approfondire clicca qui).
Se mangiamo poco e male, la leptina non avrà un flusso regolare e non attiverà l’ipotalamo, rallentando il funzionamento della tiroide, generando una condizione di ipotiroidismo e rallentando anche il metabolismo, per cui si tenderà a mettere peso e la temperatura corporea sarà più bassa del solito.
Consentendo un flusso regolare di leptina è possibile riportare in equilibrio l’asse tiroideo; ma come fare? Questa viene disturbata dagli interferenti endocrini come lo stress, l’infiammazione da cibo (o food sensitivities), gli zuccheri semplici, gli edulcoranti, le farine raffinate, che non consentono l’equilibrio omeostatico dell’asse tiroideo, che dovranno essere eliminati, accoppiandoli ad una dieta di segnale, la dieta GIFT (per saperne di più clicca qui)
I principi di questo innovativo stile di vita possono essere applicati in qualsiasi tipo di patologia riguardante la tiroide, in particolar modo nell’ipotiroidismo , ovvero quando il funzionamento della ghiandola rallenta. Ciò perché la normoproteicità, ovvero l’assunzione di adeguate quantità di proteine nella dieta, la normocaloricità, quindi il giusto apporto di calorie nella dieta al contrario delle diete ipocaloriche che invece rallentano l’asse tiroideo, infine, l’attività fisica costante sono requisiti indispensabili per l’attivazione degli assi metabolici. Infatti, in caso di ipotiroidismo è importante fare una buona colazione, abbondante, associando carboidrati integrali, proteine di qualità e fibre di frutta e verdura, elementi che dovranno essere accoppiati all’interno di ogni piatto per ogni pasto che dovrà seguire la crononutrizione, per cui il pranzo dovrà essere intermedio e la cena leggera. Considerando l’utilità dello iodio nella sintesi degli ormoni tiroidei, è consigliabile, per evitare che la ghiandola tiroidea non abbia sufficiente quantità del minerale introdotto tramite la dieta, sono da evitare i cibi che lo chelano, come la soia o le crucifere, che se crude hanno alto potere gozzigeno.
Al contrario, nel caso di ipertiroidismo non si deve assumere iodio (né sotto forma di sale iodato e né tramite l’assunzione di alghe) per evitare la sovrastimolazione della ghiandola, ma aggiungere all’alimentazione quotidiana i cibi che lo chelano, che solitamente vengono eliminati o limitati nel caso dell’ipotiroidismo, sempre mantenendo lo stesso principio della dieta GIFT. Infatti, anche se l’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide funziona maggiormente, quindi è in grado di disperdere energia sotto forma di calore accelerando il metabolismo, bisognerà mantenere sempre l’omeostasi corporea equilibrando il funzionamento dell’asse.
Prima di spiegare l’approccio alimentare nelle patologie autoimmuni della tiroide, si può riassumere in pochi punti come stimolare l’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide:
- Eliminare zuccheri, edulcoranti e farine raffinate dalla dieta
- Gestire lo stress
- Individuare le infiammazioni da cibo e gestirle
- Colazione abbondante, pranzo intermedio, cena leggera
- Associare proteine, carboidrati integrali e fibre ad ogni pasto
- Valutare l’adeguata assunzione di iodio nella dieta
- Attività fisica costante
- Evitare il consumo di gozzigeni, che limitano la funzionalità tiroidea.
Oltre ad attivare l’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide è necessario valutare anche altri parametri coinvolti nella patogenesi delle malattie che colpiscono la tiroide.
Nella sezione “valori ematochimici da dosare” si trovano i valori del sangue indispensabili per valutare il funzionamento dell’asse tiroideo. Uno dei problemi spesso coinvolti nell’ipotiroidismo è l’assente conversione a livello periferico, del T4 al T3, per cui il valore di fT4 si troverà all’interno del range mentre l’fT3 si troverà al di sotto del range, poiché l’enzima desiodasi non svolge la sua azione. Il motivo per il quale la conversione non avviene correttamente non è unico, ma può essere causato da deficit di minerali come zinco, selenio, magnesio, ferro oppure da alti livelli di cortisolo che limitano la conversione da fT4 a fT3 e promuovono quella da fT4 a rT3 (reverse T3). Questo problema può essere corretto dall’adeguato apporto di questi minerali all’interno della dieta o da un’integrazione di essi.